L’attenzione è un processo cognitivo che permette alla persona di filtrare e selezionare le informazioni provenienti dal mondo esterno ed interno (idee, pensieri, sensazioni e sintomi fisici, emozioni …) così da mettere in atto i comportamenti funzionali agli obiettivi prefissati. Per certi versi potremmo vedere l’attenzione come un meccanismo di sopravvivenza che impedisce che la persona venga travolta e stravolta da continue informazioni e stimolazioni che le impedirebbero di operare scelte efficaci e di mettere in atto comportamenti adeguati.
L’attenzione è un meccanismo mentale caratterizzato da una capacità limitata, sia a livello di quantità d’informazioni che può rendere disponibili, che di durata. Questo soprattutto in virtù del fatto che si tratta di un meccanismo mentale strettamente legato alle capacità di memoria e soggetto ad affaticamento.
Altra caratteristica riguarda la selettività: l’attenzione viene rivolta verso gli stimoli utili agli obiettivi. Tuttavia, può essere catturata da stimolazioni improvvise, nuove o particolarmente rilevanti per la persona (per esempio il nostro nome, un forte rumore, un comportamento inatteso).
In realtà, esiste un primo meccanismo pre-attentivo automatico e inconscio che pare operi una iniziale e grossolana scrematura degli stimoli rilevanti. A questa prima selezione ne segue una più consapevole che ci permette di porre la nostra attenzione su ciò che veramente conta per noi.
Ancora, l’attenzione ha una portata variabile per cui varia in intensità durante lo stesso compito o in momenti e situazioni diversi. Questo a seconda delle richieste, degli obiettivi e dell’affaticamento stesso.
Quando parliamo di capacità attentive possiamo fare un altro tipo di distinzione e riferirci:
– all’attenzione diffusa
– a quella selettiva
– alla concentrazione
La prima, detta anche attenzione distribuita, permette alla persona di “abbracciare” più stimoli nello stesso tempo.
L’attenzione selettiva permette invece di filtrare taluni stimoli lasciando fuori quelli irrilevanti.
La concentrazione infine, in cui il focus attentivo è unicamente indirizzato ad un evento o stimolo specifico escludendo tutto ciò che è irrilevante e soprattutto fonte di distrazione.
Le capacità attentive sono fortemente legate all’arousal, ovvero all’attivazione generale che permette di percepire ed analizzare le informazioni e rispondere in modo adeguato agli stimoli.
Se il grado di attivazione generale (arousal) mi permette di essere adeguatamente attento e/o concentrato sul compito, bisogna dire a tal proposito che più il compito è facile più è necessario un maggior grado di attivazione: questo meccanismo è evidente quando un ragazzo si trova di fronte ad un compito che reputa semplice finendo per prenderlo sottogamba e spesso fallendo nella richiesta.
Non vale il concetto contrario, per cui di fronte a richieste difficili e molto impegnative si dovrà avere un’attivazione psicofisiologica mediamente alta, mai troppo bassa.
Filippo Chiarlo
Gestalt Counselor Professionale
f.chiarlo@email.i