mercoledì 30 Ottobre 2024 - Anno 33

COUNSELING, DISAGIO GIOVANILE E BABY GANG

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Un disagio sociale come quello delle “baby gang” va ascoltato con una profonda riflessione e decisionalità poiché è un argomento che tocca tutti noi, giovani e meno giovani.
Da una sintesi di varie discussioni e sondaggi si può dire che il disagio giovanile sembra essere diventato una vera e propria emergenza comunitaria.
Ci troviamo con sempre maggiori ripetizioni davanti a gruppi di adolescenti che si uniscono e si strutturano con dei comportamenti devianti, sistematici e ripetitivi atti a creare danni e timori sia nei grandi centri come in comunità medio grandi come la nostra.
Si parla di adolescenti consapevoli, che sanno quello che stanno facendo, che vogliono incutere paura e prepotenza nell’altro per timore di affrontare i propri vuoti interiori e le proprie solitudini. Ciò di cui non sono a conoscenza o non vogliono tenerne conto, è dei danni a breve e a lungo termine che creano nella vittima dei loro comportamenti divertenti solo ai loro occhi, ovviamente.
Quando un giovane o un minore commette reati di una certa gravità significa che i comportamenti sono già radicati all’interno della sua struttura di personalità, che il sistema ha fallito a monte, che non è stato in grado di educarlo, di formarlo e di fermarlo.
Non ci troviamo davanti a comportamenti “nuovi”, la “bravata” giovanile o minorile c’era, c’è e ci sarà sempre. Stiamo però assistendo a un cambiamento della condotta violenta e a una maggiore trasversalità del fenomeno con comportamenti sempre più aggressivi non di reazione ma organizzato, mirati a ledere l’altro. L’aspetto preoccupante che ci troviamo davanti anche ragazzi sempre più piccoli che hanno apparentemente tutto.
Il microcosmo nell’ambito del quale più frequentemente, e più facilmente, si sviluppa il fenomeno è la scuola, media, superiore e spesso anche elementare.
La motivazione è piuttosto semplice: quello scolastico rappresenta l’ambiente in cui nascono le prime amicizie e nel quale avvengono le prime esperienze di inserimento all’interno di un gruppo.
Il ruolo della famiglia, può essere determinante nel trasformare dei bulletti in veri e propri criminali.
Spesso mamme e papà minimizzano sostenendo che in fondo è stata solo una bravata.
Sono gli stessi genitori che poi si premurano di far avere sigarette o abiti firmati al figlio anche quando si trova in comunità.
Li giustificano in tutto ciò che fanno. E forse sono quelli, gli unici ragazzi davvero irrecuperabili.
L’arma più potente di difesa è la prevenzione che deve avvenire su più fronti e livelli.
In ambito famigliare devono essere ritrovati i valori morali e sociali fondanti del vivere comunitario, l’utilità delle regole dei limiti e del rispetto reciproco e trasmessi ai più giovani modelli e modi di vivere positivi, basati sulla dignità propri altrui, sull’ascolto, il confronto e l’empatia.
Tutti siamo tenuti a prevenire tali comportamenti mentre l’indifferenza della massa aiuta queste condotte.

Filippo Chiarlo
Gestalt Counselor Professionale
f.chiarlo@email.it

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