Per restare in Italia sono eccellenti, graffianti e spregiudicati diari “Il giornale di bordo” di Ardengo Soffici, il “Diario Romano” di Vitaliano Brancati ed il raffinato, caleidoscopico “Due anni a Roma” di Carlo Laurenzi.
Fra i volumi più letti, nel corso dei secoli, i diari occupano un posto significativo. Sono diari, tutto sommato, le “Confessioni” di Sant’Agostino ed i “Saggi” di Montaigne, due dei libri più studiati ed amati di sempre, i “Memoires” di Giacomo Casanova, il Diario dei fratelli Goncourt, testo imprescindibile per comprendere la controversa Francia ottocentesca, la raffinata ed estetizzante “A la recherche du temps perdu” di Marcel Proust.
Non fa eccezione il “Diario Notturno” di Ennio Flaiano, mostro sacro del nostro secondo dopoguerra, ispiratore di tanta parte della cultura, del costume, del cinema, della satira italiana, a partire da “La dolce vita” di Federico Fellini.
Proprio da Flaiano, che ha conosciuto fin da quando era bambino, essendo amicissimo del padre, il celebre regista Steno, parte Enrico Vanzina per questo suo intrigante “Diario Diurno” Harper Collins Editori Milano 2022, pag 304 euro 18,50.
Enrico Vanzina, sceneggiatore, regista, commediografo, scrittore e giornalista di grande talento e popolarità, fino ai 62 anni d’età non aveva mai tenuto un diario personale e privato. Un diario adulto, che racconta con profondità, freschezza ed ironia, mai sarcasmo, undici anni di vita italiana ed internazionale, racchiusi da due grandi crisi sociali ed esistenziali, la crisi economica del 2011 e quella che forse stiamo imparando adesso a superare, legata alla pandemia.
In mezzo la vita, le gioie familiari e qualche incomprensione, i dolori, i momenti solo in apparenza insignificanti ma in realtà epocali, i libri, il cinema, naturalmente tanto cinema, il giornalismo, gli amici che si ritrovano o se ne vanno, gli incontri casuali e le grandi stars del firmamento mondiale, le strade intraprese o perse.
Il volume si apre alla data del 2 dicembre 2011 con Enrico Vanzina e Carlo Sburlati ad Acqui Terme, con il regista che da penetranti giudizi sulla politica culturale cittadina e termina il 4 dicembre 2021 in una spenta Roma, che inizia a riprendersi dopo lo schiaffo del Covid.
Il “Diario diurno” è ora ironico, molte volte malinconico, ora spensierato, talvolta meditativo, sempre sincero e lucido, un coinvolgente racconto degli ultimi undici anni della sua vita, una testimonianza imprescindibile per capire, attraverso una analisi anche spietata ed originale, l’Italia di oggi, messa in scena, con una leggerezza ed una profondità introspettiva, da uno dei nostri più grandi sceneggiatori viventi.
Perché un diario, se tratteggiato da una penna di valore, è molto di più del mero alternarsi degli avvenimenti, pubblici o personali che siano, è uno spaccato sul mondo, che sa far arrabbiare, sorridere, commuovere, riflettere, svelando realtà spesso celate sul cuore e la mente umane.
Enrico Vanzina, figlio del grande regista Steno, è uno dei Maestri della commedia italiana. Dal 1976 ha iniziato a scrivere sceneggiature e da quasi cinquant’anni ha collaborato con alcuni dei maggiori registi e produttori internazionali. Nel corso degli ultimi quarant’anni ha firmato, insieme al fratello Carlo, alcuni dei più grandi successi al botteghino italiano, oltre ad aver ideato e prodotto anche moltissime e fortunate fiction televisive. Ha vinto il Nastro d’argento, la Grolla d’oro, il Premio Acqui Storia, il Premio Flaiano ed il Premio De Sica, solo per citare i riconoscimenti più prestigiosi.
Indimenticabili e nella memoria collettiva di tutti, tante sue pellicole, sempre riproposte con grandi ascolti, da Febbre di cavallo a Oh Serafina, da Sapore di Mare ad Eccezzziunale……….veramente, da Vacanze di Natale a Yuppies, da Le finte bionde a I giovani di successo, da Sotto il vestito niente a Via Montenapoleone, da Vacanze in America a Non si ruba in casa dei ladri, da South Kensington a Tre sorelle, da “Lockdown all’italiana” a “Sotto il sole di Amalfi” solo per citare alcune delle più famose.
Ha collaborato per molti anni al “Corriere della Sera “e da quasi 25 anni, ininterrottamente, è una firma di punta del quotidiano di Roma “Il Messaggero”, curando una rubrica settimanale di costume. Fra i suoi molti libri, gialli e romanzi di successo ricordiamo “Colazione da Bulgari” Salerno Editore, “Una famiglia italiana” Mondadori, La donna dagli occhi d’oro” Newton Compton,” La sera a Roma” Mondadori,” Una giornata di nebbia a Milano” Harper Collins.
CARLO SBURLATI
Il volume di Vanzina inizia così alla prima pagina.
2 dicembre 2011.
Sono ad Acqui Terme, piccola cittadina in provincia di Alessandria, per presentare il mio libro “Una famiglia italiana”. A invitarmi è stato Carlo Sburlati, assessore locale alla cultura, un vulcanico ginecologo che ha trascorso la vita a nutrirsi di letteratura, arte e spettacolo. E’ un uomo di destra, della destra storicamente più interessante.
Collaborò al Borghese. Fu ammiratore di Longanesi, Guareschi, Montanelli, Flaiano, Fulchignoni. Sburlati è un signore di provincia colto, pacato, pieno di buone intenzioni.
Mi sembra che la sua voglia di evadere dalla noiosa strettoia della vita di provincia lo abbia portato a coltivare motivazioni alte.
Ma di lui, tutto sommato, mi piace soprattutto il fatto che è un medico. E’ la stessa cosa che mi portava ad amare molto Dino Risi; in lui più del cote’ del regista mi affascinava il cote’ medecin.
Ogni volta che capito in provincia mi assale lo spleen per un’intenzione vagheggiata e mai realizzata: l’idea di mollare la grande città. La voglia di scappare in provincia è una curiosa costante per chi, come me, in realtà non può fare a meno della metropoli. Così ho passato l’esistenza in bilico fra sogni di fuga e ripensamenti oggettivi, che mi hanno fatto scegliere il teatro Eliseo e il ristorante Bolognese, a piazza del Popolo, piuttosto che una libreria del Piemonte dove andare a ciacolare con il farmacista locale.
Durante la mia manieristica esibizione biografica parlo di Totò, Alberto Sordi, Dino De Laurentis, Mario Soldati e di quella immensa schiera di italiani intelligenti che hanno fatto da colonna sonora alla mia vita famigliare e professionale.
La platea ascolta, rapita. Adorano le piccole storie nelle quali ad essere protagonisti sono Raimondo Vianello, Walter Chiari, Franca Valeri, Vittorio Caprioli, Paolo Panelli, Bice Valori.
Il clou è raggiunto quando, con smaccata sfacciataggine, racconto le mie buffe frequentazioni con l’avvocato Agnelli, addirittura imitando la sua parlata snob. In Piemonte, il mito Agnelli resiste intatto. Le zie di un Piemonte che non c’è più sono aux anges. Aveva ragione Longanesi, ci salveranno le vecchie zie, custodi di un passato che si rigenera quando qualcuno lo riesuma.
Sburlati mi regala un bellissimo libro su Flaiano realizzato dal suo assessorato, che divoro in aereo tornando da Genova. Il pezzo di Giovannino Russo, naturalmente, è sublime. Insomma il mio breve soggiorno ad Acqui è stato un intermezzo divertente ed istruttivo.
Tra italiani veri che non mollano la barra della cultura.
ENRICO VANZINA