venerdì 18 Ottobre 2024 - Anno 33

FERMARSI E RIFLETTERE

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Fermarsi e riflettere su questa nostra società è ancora una cosa buona?
FERMARSI E RIFLETTERE

Se c’è una parola che ai giorni nostri sta miseramente cadendo in disuso è  quella di ogni tanto “fermarsi e riflettere”; cercare di porre ordine in questo mondo ed in questa società in cui viviamo. Un mondo sempre più velocizzato, sempre più astratto e sempre meno attento a quello che intorno a noi sta accadendo.
Il mondo dei computer, dell’immediatezza della comunicazione, dell’avere tutto a portata di mano con un semplice “click” su quel piccolo schermo, ha portato molte persone, in prevalenza giovani, ma non solo, a distaccarsi dalla realtà, a credere che il “tutto” sia dentro “quell’aggeggio” parte integrante ed indispensabile della nostra vita, delle nostre azioni, del nostro modo di pensare. Abbiamo usato il termine “nostro”, ma fortunatamente questa tendenza non dovrebbe aver contagiato un discreto numero di persone per lo più di un’età nella quale da decenni non si crede più a Babbo Natale, al colpo di fortuna, ad avere molto senza nulla fare per averlo.
Ma, e purtroppo, le cronache giornaliere e la spinta dei media sembrano parlare di ben altro, sembrano tendere a prefigurare un mondo ed una società a misura di un video gioco dove con un click si va avanti o si soccombe. E’ di pochi giorni fa la terribile tragedia che ha provocato l’accoltellamento e la morte di un adolescente da parte di due coetanei, sembrerebbe per problemi legati ad un debito per questioni di droga. Si, sedicenni o poco più già pesantemente coinvolti nel mondo della droga, dello spaccio, del regolamento di conti, dell’uccidere, forse senza neppure rendersi conto di cosa si stava facendo. Figli di famiglie apparentemente per bene, famiglie “normali” che però non hanno saputo o potuto capire i propri figli, non hanno saputo o potuto parlare con loro, magari presi dal lavoro, dagli impegni, dall’essere in qualcosa per essere qualcuno. E così i figli si “arrangiano” per avere quello che la famiglia non riesce a dare.
E’ anche cronaca recentissima la lite tra due fratelli già avanti con gli anni che ha portato il più anziano ad una morte orribile. E qui pare che da parte dell’uccisore vi fossero problemi mentali uniti ad abuso di alcool e forse droga. Servizi sociali, forse attivi, ma certamente non in grado di arginare una situazione che avrebbe forse richiesto  ben altre attenzioni.
E’ di una decina di giorni fa l’altrettanto orribile morte di un bracciante agricolo, lavoratore in nero, mutilato da una macchina usata nei campi per avvolgere dei tubi di gomma. Il malcapitato è stato abbandonato al suo destino, quando si sarebbe forse potuto salvare con un intervento immediato dei soccorsi. Ma se lavori in nero, in un contesto di povertà e sfruttamento sotto gli occhi di tutti da decenni, se vivi in misere tendopoli sotto gli occhi di tutti da decenni, non sei nessuno, non sei neppure degno di essere scaricato davanti ad un pronto soccorso. Sei un “incidente di percorso” che non va fatto emergere e che, come da decenni, dopo qualche giorno, massimo un paio di settimane, verrà scordato e, magari chiuso con un arresto e forse con la condanna di uno, che poi lascerà tutto come prima. Perché gli interessi in gioco valgono ben più di una vita.

E, da ultimo ci corre l’obbligo di soffermarci anche sui recenti fenomeni atmosferici che hanno colpito due famose località della Valle d’Aosta. Allagamenti provocati si da piogge copiose ed improvvise, ma danni causati anche dal cedimento di parte degli argini che”stringevano” il corso d’acqua o da frane su strade che troppo spesso si tende a trascurare, non regimando le acque che scorrono dalla montagna.
Riflessioni che forse non potranno mitigare in tutto o in parte questo nostro modo di vivere, o meglio di lasciarci vivere, troppo presi dal virtuale, dal divertimento, dallo “ballo”, dal non rispetto delle più elementari regole che dovrebbero essere alla base del nostro vivere. E poi non lamentiamoci se dalla politica non sempre vengono segnali giusti, ma ragionamenti di misere pensate…non lamentiamoci…

Pier Marco Gallo

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