Forse è un sogno ad occhi aperti o un incubo o una visione. E’ oggi, ieri, quando? Il Duca, colui che doma i vuoti, i pieni, le ombre e le note, dipingendo i suoni e suonando i colori, si ferma un attimo, ma forse è una notte intera. Quando riapre gli occhi, tutto intorno a lui sembra diverso: le luci sono accecanti, i bagliori più veloci, i passi più frenetici, il rumore della strada arriva cattivo alle sue orecchie. La radio urla una musica che frastorna e aggredisce: non ricorda di averla lasciata così, quando si era appisolato…
E’ vero, negli anni dopo la guerra tutto era andato in una direzione imprevista: digerito il dolore, produrre, avere e apparire erano le marce ingranate di un motore che sembrava non potersi fermare mai e anche il Be-bop pareva assecondare questa corsa. Lui, uno dei musicisti più acclamati del pianeta, non ci si ritrovava più.
Era il ‘954 solo un attimo fa, che cosa è successo? Che momento è adesso? Il Duca comprende che i suoi occhi stanno leggendo le pagine di un futuro lontano, così lontano che anche vivendo cento anni non dovrebbe essere alla portata del suo sguardo. E’ nato poco prima dell’alba del Novecento, e alla fine dei suoi giorni avrà visto il secolo più vittorioso, glorioso e terribilmente crudele della storia dell’umanità. Ma vedere il futuro, questo futuro, non sembra poi un gran privilegio; e la colonna sonora è, fuor di dubbio, un tradimento.
Perché quello che vede e sente è ciò che diventeremo: questa è una delle stazioni del nostro viaggio inarrestabile e sembra che i severi moniti del passato non abbiano lasciato traccia. Qualcuno chiede una fermata più lunga, ogni tanto, per fare il punto, per riflettere, per cambiare binario? Per il Duca, la fermata è qui. Lui torna indietro, è un bene che il biglietto sia di andata e ritorno.
Elena Trentini