Le sanzioni contro chi sono?
Da quel famigerato 2002 quando si credette, con l’introduzione dell’euro, di aver creato un’Unità Europea, in pratica poco esistita, si sono succeduti una serie di accadimenti negativi che hanno portato miseria e recessione, specialmente nel nostro Paese già nel 2008 alle prese con una crisi economica, mai , in pratica, risoltasi.
Ora in questo 2022 si è palesata in pieno una crisi di grandi proporzioni e che, nell’immediato futuro colpirà pesantemente sia la nostra economia che una larga fetta di popolazione, specie quella a reddito più basso.
Ma cerchiamo di andare con ordine, se possibile. La “Tempesta perfetta” nasce nel 2020 con il “Covid 19” che travolge un intero Paese certamente poco preparato a far fronte ad una pandemia che l’OMS ha faticato non poco a riconoscere come tale.
Quindi problemi di gestione di una situazione nuova da parte di un gruppo dirigente che non è parso brillare per energia e prontezza di reazione purtroppo a quasi tutti i livelli.
Poi, quando il peggio sembrava essere passato, ci siamo accorti (in pochi) che qualcosa di brutto stava muovendosi: il costo dell’energia, quel “motore” che da respiro all’economia della Nazione, stava crescendo, crescendo inesorabilmente senza che all’inizio nessun politico o classe dirigente lanciasse l’allarme. “Ha da passà ‘a nuttata” sembrava di sentir dire, ma ‘a nuttata era solo all’inizio e non sarebbe passata anzi si sarebbe fatta via via più nera. Covid alle spalle, ma non era e non è vero, siccità ai massimi storici ed è vero, vaioli e virus vari in circolazione ed è vero, aumenti indiscriminati dei prezzi di benzina luce e gas ed è vero. Ma tutto tace, tutto va bene in un’estate da sogno “finalmente liberi”…ma liberi da che? Vacanze su vacanze il lait motiv che ci ha accompagnato dalla primavera inoltrata ad un timido quasi inizio di autunno.
Da febbraio la guerra, quella con la G maiuscola, quella vera che ha visto l’esercito Russo procedere ad una operazione speciale in Ucraina. Ed allora l’Europa, quella sonnolenta unione di Stati si è risvegliata e, dimentica di quanto dalla Russia dipendesse come approvvigionamento di energia, ha iniziato a lanciare la sua sfida, ha iniziato a fare sanzioni, a fare la voce forte senza averne né la capacità economica né la determinazione di mostrare qualche flaccido muscolo in tensione.
Si è aggregata agli USA che per loro volere si sono messi a mandare armi agli occupati ed a fornire tecnologia di prim’ordine per far fronte all’invasione. Sei “pacchetti” di restrizioni verso la Russia che hanno ottenuto il solo scopo di peggiorare la situazione poiché il tutto è stato pubblicamente “sbandierato” come una grande minaccia ai biechi occupanti, minaccia che a dire il vero ha avuto i suoi effetti più letali proprio contro quelli che l’avevano lanciata e cioè una buona parte dei paesi europei il nostro compreso.
Si poteva, e non pare ipotesi peregrina, fornire all’Ucraina un aiuto discreto e silenzioso per consentirgli di far fronte ad una situazione grave e foriera di altri disastri a livello di Paesi europei, anzi lo si doveva fare, ma in modo silenzioso, in modo da non creare attriti con chi nel bene o nel male consentiva alla nostra economia di “camminare”.
Invece no, bandierine dello squillo piantate in ogni dove ed un dire “l’ho fatto prima io” stucchevole, un attribuirsi l’aureola di salvatori dell’uno e di distruttori dell’altro.
Conseguenze: la Russia non pare soffrire le sanzioni, o non da modo di darlo a vedere più di tanto, mentre buona parte dei Paesi europei sta attraversando una profonda crisi con l’inflazione che solo ”ufficialmente” non raggiunge e supera le due cifre.
I meccanismi che regolano il funzionamento della produzione di energia più che essere dei buoni regolatori sembrano essere dei produttori di enormi profitti per pochi e di enormi difficoltà economiche per molti, industrie comprese.
Anche i prezzi dei carburanti sono ai massimi e solo qualche pannicello temporaneamente caldo va a smorzare dei prezzi che sarebbero abbondantemente sopra l‘euro e 10/15 centesimi per la benzina ed il gasolio che anzi, ultimamente, costa più della “verde”, dimentichi che tutto il trasporto merci e prodotti vari viaggia non su monorotaia giapponese, ma da anni su gomma.
Avevamo si una rete ferroviaria con stazioni grandi e piccole in grado di accogliere merci e prodotti vari, ma questo settore è stato smantellato a pro di un’industria che nei momenti di magra si affidava ai fondi statali e nei momenti buoni si teneva gli utili. Perfetto. Ora resta solo da sperare sia che una parte dei grandi utili delle “olding” distributrici dell’energia vengano riassorbiti dalle casse statali e che il grande gettito dell’IVA derivante dai maggiori aumenti di ogni cosa, venga utilizzato per lenire le profonde ferite attuali.
Ma questa cosa, qui da noi, in un momento di orgasmo pre-elezioni , non si sa da quando potrà essere realmente messa in opera. Vedremo: promesse tante, come alla vigilia di Natale quando si credeva ancora a Gesù Bambino, Babbo Natale o Befana ed ai loro regali nel passaggio notturno. Ma ora siamo grandi e se teniamo gli occhi aperti non è detto che questo “passaggio” lo si riesca a vedere.
Pier Marco Gallo